lunedì 30 aprile 2012

L’UOMO DISINTEGRATO


L’UOMO DISINTEGRATO – Alfred Bester – 1953 – Premio Hugo - Oscar Fantascienza - Aprile 1992


 
Inizio una serie di mie personali recensioni dei Premi Hugo della letteratura fantascientifica Mondiale, nella speranza di proseguire la rassegna mantenendo fede all’ordine cronologico della premiazione. 

Nell’ormai lontano 1953, Alfred Bester vince la prima edizione con il suo “L’uomo disintegrato”, sostanzialmente un giallo a tinte fantascientifiche.

ATTENZIONE: da questo punto in avanti, spoiler!

Ben Reich, potente uomo d’affari, ha due nemici nella sua vita: il suo diretto avversario, titolare della multinazionale D’Courtney e l’Uomo senza Volto, il suo senso di colpa celato nelle pieghe della propria coscienza, protagonista dei suoi incubi notturni. L’impero di Reich si sta sfaldando sotto gli impietosi colpi della D’Courtney. Due soluzioni all’orizzonte: chiedere una fusione dei due colossi finanziari oppure uccidere D’Courtney. Ben Reich è un uomo molto diretto, arrogante e presuntuoso ma, messo alle strette dalla situazione, chiede ufficialmente la fusione delle compagnie. La comunicazione avviene in codice ma la risposta è negativa (solo agli occhi accecati dall’odio di Reich) e questi decide quindi di far fuori il vecchio D’Courtney. Aiutato da alcuni suoi dipendenti esper, riuscirà nell’intento. L’imprevisto è dietro l’angolo. La figlia di D’Courtney assiste all’omicidio e scappa innescando una serie di intoppi che porteranno Ben Reich alla capitolazione finale. La polizia del XXIV secolo, ovviamente, è fornita di esper di primo grado. Il detective Lincoln Powell, responsabile delle indagini, giocherà bene le sue carte e riuscirà ad incastrare Reich e coronerà il proprio sogno d’amore con la figlia di D’Courtney, telepate latente.

Come suggerito dalla trama, la particolarità dell’epoca durante la quale si svolge la vicenda (XXIV secolo) è la presenza di esseri umani telepati. Questi prosperano sotto l’egida della Lega degli ESPer che individua i potenziali soggetti, addestrandoli attraverso gradi di apprendimento. Se il comportamento di un telepate infrange gravemente le regole deontologiche, questo viene messo al bando per sempre. Il peso di questa condanna è così insopportabile che Jerry Church, dipendente di Reich espulso dalla Lega, aiuterà il suo capo nel compiere il delitto per ottenerne la riammissione.
Un altro aspetto interessante dell’esistenza dei telepati viene messo in evidenza durante il racconto: la difficoltà degli ESPer a rapportarsi con gli esseri umani meno dotati fino alla loro divisione in “gradi” basati sul livello di capacità telepatica. Addirittura i legami affettivi vengono assoggettati al grado telepatico delle persone. Difficile avere un rapporto sentimentale equilibrato quando i soggetti sono in possesso di diversi livelli ESPer.
Nell’immaginario di Bester il futuro è descritto in piccoli ed efficaci passaggi, senza mai approfondire troppo. Si capisce che il sistema solare è stato colonizzato e che, parte dell’umanità, ha sviluppato capacità telepatiche. Due semplici premesse che fanno da sfondo agli eventi del romanzo.
La lettura è semplice e scorrevole. Un libro consigliatissimo anche ai profani della fantascienza.

giovedì 26 aprile 2012

IO SONO IL NUMERO QUATTRO


IO SONO IL NUMERO QUATTRO – Pittacus Lore – Ed. Nord – Anno 2011
 
Sull’onda del film , uscito nel 2011 e diretto dal regista D.J. Caruso, è venuto alla luce anche il romanzo ispiratore della storia. Pittacus Lore non è solo lo pseudonimo dietro il quale si nascondono James Frey e Jobie Hughes, i veri autori del romanzo, ma anche il nome del Capo degli Antenati, colui che darà inizio alla storia dei nove superstiti del pianeta Lorien.
 Anche se il taglio editoriale pare piuttosto alto, cosa che si evince dalla copia in mio possesso, il livello del romanzo si attesta sull’adolescenziale (come si dice oggi, Young Adult). Nonostante questo, l’avventura del protagonista John Smith mi ha divertito molto  e le sue 384 pagine sono volate via in un batter d’occhio.
Il pianeta Lorien è attaccato dai Mogadoriani, esseri malvagi che hanno succhiato ogni risorsa al loro pianeta d’origine e si vedono costretti a depredare altri pianeti per la loro sopravvivenza. Durante lo scontro finale, un’astronave riesce a fuggire dal pianeta con a bordo nove bambini di Lorien accompagnati dai loro tutori. La Terra sarà il loro nascondiglio, in attesa di sviluppare quelle Eredità che permetteranno ai figli di Lorien di tornare in patria e scacciare i temibili Mogadoriani invasori. Questi ultimi purtroppo riescono in qualche modo a tracciare la fuga dell’astronave ed individuano il pianeta Terra come nuovo pianeta da conquistare, senza rinunciare alla caccia dei superstiti.  I Nove sono legati da un incantesimo che darà loro un certo vantaggio ma non l’immortalità. Marchiati a fuoco e numerati, potranno essere uccisi dai Mogadoriani solo nell’ordine prestabilito. La frase in copertina è chiara: “Eravamo nove. Tre sono morti….. Sono il numero Quattro”…..

ATTENZIONE: da questo punto in avanti, spoiler!

Il giovane protagonista John Smith, insieme al suo tutore-Cepàn Henri, percorre gli USA in lungo e in largo, cambiando continuamente identità, in attesa dello sviluppo delle prime Eredità che permetteranno al protagonista di formarsi per affrontare in maniera adeguata i feroci Mogadoriani. La fuga dalla Florida li spinge fino a Paradise, una cittadina nell’Ohio. A dispetto di tutte le precauzioni adottate fin’ora dalla coppia di fuggitivi, il ragazzo si mette subito in evidenza durante il primo giorno di frequentazione nella nuova scuola bisticciando col bullo di turno Mark, il quarterback della squadra di football dell’istituto e figlio dello sceriffo della contea. Tutto ciò  suscita simpatia agli occhi dell’ ex fidanzata Sarah, ovviamente la ragazza più carina dell’intero istituto. Fra i due nascerà un amore così forte da andare oltre tutte le avversità fino all’epilogo. Le prime Eredità non si fanno attendere. Il controllo del fuoco e della luce. La telecinesi e in seguito pure la telepatia. Henri sta sempre all’erta tenendo sotto controllo i media e internet, alla ricerca di indizi che rivelino la presenza dei Mogadoriani. A scuola John conosce Sam, un appassionato di complotti a sfondo Ufologico. Su una fanzine spedita per posta, John trova un’anteprima di un eccezionale scoop dove verrà rivelata la presenza dei Mogadoriani sulla Terra e del loro piano d’invasione. L’interessamento di Henri agli autori di quella fanzine scatenerà una serie di eventi che porterà allo scontro finale fra il Numero Quattro dei sopravvissuti di Lorien ed i soldati di Mogadore. La disperata impresa riuscirà grazie all’inaspettato intervento della Numero Sei, esasperata dalla continua fuga e dalla perdita del proprio tutore, e anche dal cane di John, creatura di Lorien simile ad una chimera, celata dietro un sicuro anonimato.

Bello e divertente. Mi sento di consigliarlo a tutti, magari in versione economica o ebook.

domenica 22 aprile 2012

CROCIERA NELL’INFINITO


CROCIERA NELL’INFINITO – Alfred Elton van Vogt – 1951 – Ed.Fanucci (1973) 

n°1 della collana FUTURO Biblioteca di fantascienza.

 Consultando le pagine di Wikipedia riguardanti il film di Ridley Scott “Alien”, qualche tempo fa venni a sapere che l’autore di fantascienza A.E. van Vogt provò ad intentare una causa per plagio nei confronti degli autori del film. La vicenda mi ha incuriosito parecchio e così mi sono procurato una copia del romanzo in questione è l’ho letta con molta curiosità. Quali potevano essere le uguaglianze fra il racconto e la sceneggiatura del film? 
Mi aspettavo un racconto unico e invece, grazie alle note in copertina e alla prefazione, scopro che il romanzo è composto da 4 racconti, apparsi nella famosa rivista di fantascienza statunitense  Astounding, che raccontano le gesta dell’astronave Space Beagle (omaggio a Charles Darwin) e del suo equipaggio formato dai migliori scienziati terrestri, divisi in dipartimenti a seconda della propria specializzazione. 

L’inizio è dei più intriganti: il Courl, creatura extraterrestre simile ad un grande gatto tentacolato, non trova più cibo nelle lande desolate del suo pianeta. Disperato per la fame che lo attanaglia trova la Space Beagle, astronave terrestre in missione di esplorazione. La creatura proverà ad ingannare gli umani e a farsi imbarcare sull’astronave. Purtroppo, la mancanza di Id, l’energia degli esseri viventi della quale il Courl si nutre e la scaltrezza degli scienziati, porteranno velocemente all’annientamento l’extraterrestre. La vicenda fa da sfondo all’attività di Grosvernor, giovane scienziato Connettivista, il quale deve confrontarsi con la farraginosa burocrazia interna dei dipartimenti delle varie specializzazioni e con la lotta per il potere fra i  vari capi dipartimento. 

Il secondo racconto riguarda i Riim, misteriose creature alate. Grosvernor scoprirà che la minaccia subita dalla Space Beagle è determinata dall’atteggiamento  dei Riim, innocuo per la loro natura ma letale per la nave spaziale, i quali si rivelano agli umani solo in particolari condizioni di ipnosi.

Il terzo episodio della “Crociera” parla dell’Ixtl, una creatura descritta come un demonio scarlatto, che vuole utilizzare gli esseri umani come incubatrici per le proprie uova, spinto dall’istinto di sopravvivenza della propria specie.

Nel quarto ed ultimo atto, gli scienziati affrontano l’Anabis, sfuggente creatura cosmica, assimilabile quasi ad un fantasma. Solo il Connettivismo e l’azione autoritaria di Grosvernor salveranno la Space Beagle dalla disfatta. 

Ritornando alla premessa di questa recensione, in effetti, le analogie con l’alieno più terrificante della storia del cinema ci sono: il Courl e l’Ixtl vengono espulsi con l’inganno dall’astronave per poter essere annientati e sempre l’Ixtl utilizza i corpi degli esseri umani viventi per la gestazione delle proprie uova.  Effettivamente può sembrare che gli autori di Alien abbiano pescato a piene mani dal romanzo in questione ma la resa cinematografica del lungometraggio ha un “sapore” totalmente diverso rispetto a questo romanzo. Scritto e diretto quasi 30 anni dopo Crociera nell’infinito, gli eventi della Nostromo sono perennemente claustrofobici e a tratti terrificanti, lontani anni luce dal romanzo di Van Vogt che predilige ed evidenzia l’ingegnosità dell’intelletto umano di fronte all’imponderabile piuttosto che far leva sulla paura dell’ignoto, presente in ogni fotogramma del’opera di Ridley Scott.  

 Invece di approfittare del successo cinematografico per una rivisitazione della “Crociera”, magari in chiave più moderna e adatta ai tempi, l’autore del romanzo pretende un compenso da Scott e soci. L’esatto opposto è avvenuto con “Il mistero della strega di Blair” di Daniel Myrick e Eduardo Sanchez nel 1999. La trama di“The Blair Witch Project” ha ridestato un interesse quasi morboso nei confronti del  capolavoro di Ruggero Deodato “Cannibal Holocaust”, all’epoca ormai dimenticato. I più attenti rimasero sorpresi del clamoroso successo di TBWP, indicando nella trama del regista romano il primo vero esempio di “Mockumentary” della storia della cinematografia. Se non fosse stato per il film statunitense non ci sarebbero mai state le stampe in dvd e la versione definitiva di “Cannibal Holocaust”,rimasterizzata del 2004. Io stesso ho recuperato “Crociera nell’infinito” per leggerlo e capire le affinità con la pellicola incriminata. 

Tornando al romanzo di Van Vogt, oltre alle creature aliene, nel racconto si parla del Connettivismo: l’utilizzazione coordinata di tutte le scienze per i propri scopi. 
Perché limitarsi ad una o alcune specializzazioni. L’individuo deve sviluppare la capacità di “connettere” tutte le scienze per risolvere problemi, per lo studio e per affrontare le insidie dell’esplorazione spaziale. La competizione interna fra i capi dipartimento che affligge la Space Beagle è un grosso ostacolo burocratico che Grosvernor aggira grazie all’approccio connettivista nei confronti degli imprevisti extraterrestri della “Crociera”. Alla fine, persino l’odioso Kent, sostituto direttore della missione esplorativa, riconoscerà i meriti della nuova scienza.
Inoltre, durante i colloqui fra scienziati, si fa riferimento ai “Cicli della storia” teorizzati realmente dal tedesco Oswald Spengler nei primi anni del Novecento. Egli proponeva la storia dell’umanità formata da cicli ripetuti costantemente, composti da un inizio, un culmine e il successivo declino.
Una piccola biografia di Spengler è proposta in appendice al termine del libro in mio possesso, edito da Fanucci nel 1973, primo numero della collana “FUTURO - Bibblioteca di fantascienza “ curata da Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco.

giovedì 5 aprile 2012

INSIDIOUS


Recensione - INSIDIOUS - Regista: James Wan - 2011


Con un po’ di ritardo rispetto all’uscita nei cinema e in home video, finalmente sono riuscito a vedere l’ultima opera di James Wan (L’enigmista, Dead Silence). Possibilmente, il mio approccio ai film, alle serie tv ed ai libri è del tutto inconsapevole. Cerco di stare alla larga dai trailer, dagli spoiler e dai rumors il più possibile. Internet mi fa cadere spesso in tentazione. 

ATTENZIONE: da questo punto in avanti, pericolo di spoiler!

Per INSIDIOUS, fortunatamente, mi sono limitato alla visione del trailer il quale - purtroppo - svela l’incipit principale di tutta la trama. Come dice la medium:”….non è la casa ad essere infestata. E’ vostro figlio!” Su questa premessa si basa il meccanismo che innesca morbosa curiosità nello spettatore appassionato di film horror stuzzicato dal fatto che, forse, ci si trova davanti a qualcosa di nuovo. Invece, fin dalle prime battute, si capisce che il film è un sapiente mix degli argomenti già proposti. 
La famiglia che si trasferisce in una nuova casa, i primi scricchiolii, i primi rumori ed i primi avvenimenti paranormali che sfociano in episodi sempre più reali fino costringere al trasferimento tutta la famiglia, tipico di Amityville Horror. 
Un’altra casa, luminosa, in un quartiere residenziale, risoluzione tanto rassicurante quanto inutile dove gli eventi paranormali si ripetono. 
Il rifugio nella preghiera e il ricorso ad un prete per il sostegno spirituale fino all’intervento della medium, amica della madre del capofamiglia, già visto nel Poltergeist di Spielberg. L’Altrove, dove le anime sono condannate a rivivere le proprie tragiche esperienze, ha un sapore di deja-vu per gli appassionati di Fulci che avranno sicuramente pensato al capolavoro del loro regista preferito “…e tu vivrai nel terrore! L’Aldilà.” 
Invece di storcere il naso di fronte a cotanta immersione nel “già visto”, lo spettatore si ritrova a fare i conti con una forte tensione che trasuda da tutti i fotogrammi, fin dalle sequenze iniziali. Pur essendo consci di aver già visto ed affrontato storie del genere, anche lo spettatore “esperto” viene coinvolto in una spirale di eventi che non lasciano tregua. 
Il regista sa perfettamente che una buona percentuale di spettatori è già avvezza a certe inquadrature ed assuefatta a determinati colpi di scena. Facendo leva proprio su questo riesce ad alzare gradatamente la tensione del film, fino allo sconvolgente finale. 
Le sequenze apparentemente “innocue” sono sempre cariche di suspance e ci si aspetta sempre il peggio. Non mancano alcuni omaggi al cinema di genere. 
Quello più evidente è Saw disegnato sulla lavagna, alle spalle del protagonista.  Un altro è l’accensione improvvisa della stufa in soffitta che ricorda tanto Nightmare. La chicca di argentiana memoria (Profondo Rosso) è il “fanciullo ottocentesco” rivolto verso la parete della lavanderia,  che apparirà a sorpresa nelle successivamente.  


  
Come sottolinea Wan negli inserti speciali del DVD, le entità che vogliono avere un’altra chance di vita terrena risultano volutamente più “terrene” di quanto si voglia pensare. Le espressioni si fanno meno eteree, più macabre e grottesche. Ad esempio l’espressione delle gemelle, evidenziate dallo spettrometro giocattolo dell’assistente (evidente omaggio a Shining). La “famiglia felice” che subisce il ripetersi infinito dell’episodio che li ha fatti trapassare. Il colore rosso che indica la presenza  del maligno demone protagonista della storia. Una sapiente mistura fra un essere demoniaco e un fauno. (Curiosa la somiglianza fra questo volto e il Darth Maul della Minaccia Fantasma di Lucas)
 
La soluzione del problema risiede nel suo più forte detrattore. 
Il capofamiglia Josh, infatti, accetta con riluttanza l’intervento della medium e dei suoi nerd-assistenti, ma scopre di aver avuto forti esperienze di Proiezione Astrale quando era adolescente, totalmente rimosse dalla sua mente. Durante il sogno l’anima si distacca dal corpo compiendo viaggi extracorporei. Questa facoltà è stata trasmessa al figlio Dalton il quale, abituato a queste visioni, si spinge oltre il limite consentito e rimane imprigionato nell’Altrove. Il corpo è in coma, senza una ragione. L’anima è dispersa ma il corpo inanimato ha un sapore irresistibile per i dannati che vogliono tornare a vivere una vita terrena. In ipnosi, Josh andrà nell’altrove per liberare suo figlio dalle insidie dell’altra dimensione. Facendolo, mostrerà ai demoni la “via del ritorno” con un apocalittico finale. 
Più lo rivedo e più mi viene la pelle d’oca. 
A mio modestissimo parere un ottimo film di paura!